Avellino. Il Partito Democratico irpino è stato "commissariato" dopo venti mesi di "Direttorio". Abbiamo avuto occasione di sentire l'onorevole, il Sottosegretario alle Infrastrutture, Umberto Del Basso De Caro che sostiene un’area comprendente Chiara Maffei, socialista come lo stesso sannita, Caterina Lengua, Livio Petitto, al quale abbiamo chiesto una serie di concetti e chiarimenti in vista del tesseramento e dell'appuntamento congressuale fissato entro Ottobre.

“La scelta di nominare il Commissario per il PD irpino è stato un atto di responsabilità da parte della Segreteria nazionale”.  Così "apre" Del Basso De Caro che spiega: “Il Direttorio non ha portato risultati nella gestione del partito e quanto al riconoscimento dei tesserati, soprattutto gli online ci sono stati degli ostruzionismi che non potevamo accettare perché il nostro convincimento è che i diritti siano uguali per tutti e vadano rispettati. Noi non abbiamo fatto pressioni su Roma affinchè si commissariasse il partito ma è stata l’opzione migliore che si potesse applicare”.  

Quanto alle linee programmatiche Del Basso De Caro è chiaro: “Noi abbiamo un programma politico che ha al centro le istanze del territorio, questo prima di tutto. Le alleanze, quelle riferite tra il PD ed altri partiti, a livello nazionale sono un conto e non prevedono l’UdC mentre quelle a livello locale sono altre (NdR: UdC e PD governano insieme in diversi Enti) ma devono avere lo stesso, principio, ovvero, il nostro non essere subalterni, il nostro non rispondere a volere di altri. Come ho avuto occasione di dire, e lei lo ha confermato in un suo articolo, lo scudocrociato guarda altro, a Forza Italia e non possiamo e non dobbiamo farlo. Le alleanze, come le dissi a Cesinali non possono prescindere dalla costruzione del centrosinistra, in quanto il nostro partito, in questo momento, non può avere l’obiettivo immediato del 40% come, “imporrebbe”, l’attuale Legge elettore per arrivare a Governare. Costruire un’alleanza però, con la consapevolezza e l’orgoglio di essere il maggiore partito. Non possiamo essere subalterni a nessuno. Questo stesso principio vale anche in Irpinia dove non si puònegare che i conti con l’UdC bisogna farli, come negli Enti ad esempio, ma questo non vuol dire che dover “trattare” con questo partito, significhi “sottomettersi”; Noi siamo il PD ed è bene che qualcuno, all'interno del nostro stesso partito lo capisca”.

Evidente l’attacco alla D’Amelio e a De Luca , vicini a Vincenzo De Luca, presidente della Giunta regionale della Campania:  che nell’anno di “direttoriato” si sono troppo “appoggiati” a De Mita “cedendo”, politicamente in molti accordi, quindi al ribasso. Sul tesseramento e congresso che varrà Del Basso De Caro “annuncia”: “Istituiremo dei coordinamenti zonali per rapportarci ancora meglio con il territorio ed un coordinamento dell'area dove non ci saranno "capi". All’interno del nostro gruppo non ci sono leaders, nemmeno io lo sono. Ci sono ottime persone, politici ed amministratori di qualità che intendono lavorare per l’Irpinia, non solo portando alla ribalta i problemi ma soprattutto, ed è quello che la buona politica deve fare, risolverli”.  

Su come ci si muoverà sullo stringere accordi interni, Del Basso De Caro evidenzia: “A me non piacciono quelli che pongono se stessi prima del partito, prima della linea politica. Non mi piacciono quelli che mettono “Io invece del Noi”, il PD è una comunità".

Quanto ai nomi circolati quali possibili candidati Segretario dice: "Le sottolineo che non ho mai posto veti su nomi che sono circolati, tutti rispettabilissimi ma il problema è solo uno, quello del progetto, di dove si vuole andare, come e con chi. Noi sappiamo cosa vogliamo. Ce lo dicano anche gli altri. Non abbiamo preclusioni ma abbiamo delle priorità, come le dicevo, dalle quali non è possibile prescindere”.

E’ riconfermata dalle parole del Sottosegretario la netta “contrapposizione di visione” progettuale-partitica con l’area che si richiama al Governatore nonostante parole “diplomatiche” o apparentemente. Del Basso De Caro, fa capire che bisogna costruire un partito "plurale" che sappia "riconoscere" all'altro le proprie idee ma  che siano lineari, non contrastanti con il progetto-PD (territorio-problemi-impegno-soluzioni) con la chiosa di chiusura ribadisce: “Unità non vuol dire unanimità. Abbiamo una profonda divergenza su programmi ed alleanze ma, noi, sappiamo, stare in una “comunità”, rispettando l’altra parte che altrettanto deve fare. Verso il Congresso bisogna partire col riconoscere che siamo la maggioranza relativa”.

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